Ormai il mercato dei videogiochi non può più passare inosservato. 184 miliardi di dollari di ricavi nel solo 2023 a livello globale e una crescita che stima a 205 miliardi i ricavi del 2026. Una vera e propria industria, insomma, che si afferma a livello nazionale e internazionale come una filiera di grande successo.
I dati del gaming in Italia e nel Mondo
Lo dicono i numeri resi noti questo mese da GamingReport.it, secondo cui i videogiochi per console rappresentano il 29% dei ricavi globali con 53,2 miliardi di dollari, (+1,9% rispetto al 2022). I giochi per PC, invece, generano il 21% dei ricavi totali con 38,4 miliardi di dollari, (+ 5,2%), mentre la quota minoritaria è quella dei browser game che rappresentano solo l’1% del mercato ma sfiorano comunque la quota dei 2 miliardi di dollari. A fare la voce grossa e a dominare il mercato sono però i giochi mobile che nonostante una flessione dell’1,6% raccolgono 90,4 miliardi, con oltre 3 miliardi di videogiocatori sparsi per tutto il mondo.
Anche l’Italia non è indifferente a questo trend. Sempre secondo quanto riporta Gaming Report, il giro d’affari nel nostro paese è di 2 miliardi e 200 milioni di euro, con 14 milioni di videogiocatori (tendenzialmente uomini). Device preferito, anche qui, è lo smartphone, utilizzato da quasi il 70% degli appassionati, rispetto al 45% delle console e il 38% del computer.
L’importanza di normative all’altezza
È per questo che diventa importante avere una struttura normativa e giuridica in grado di guidare la crescita e anche di tutelare i suoi appassionati. Negli ultimi mesi, in Italia, è stata avanzata una proposta di legge da senatori della Lega con l’obiettivo di monitorare costantemente le attività videoludiche in Italia. Il DDL prevede la tutela dei minori, la protezione delle opere degli sviluppatori come forme d’arte e la responsabilizzazione dei produttori, imponendo limitazioni d’età e registrazioni per competizioni.
Per quanto riguarda la regolamentazione dei videogiochi in Europa, il passo più importante fu quello relativo al sistema di classificazione PEGI, ovvero Pan European Game Information, che fornisce indicazioni sull’età consigliata per i giochi e avverte i consumatori circa la presenza di contenuti potenzialmente inappropriati come violenza, linguaggio forte, paura, droga e sesso. Qualcosa in più, soprattutto per quanto riguarda i minori, hanno fatto poi la Germania, dove è in vigore la Jugendschutzgesetz, ovvero la legge sulla protezione dei giovani che impone severe restrizioni sui contenuti violenti, e la Francia, dove la legge impone l’obbligo di classificare i giochi e fornisce linee guida rigorose sulla pubblicità e la vendita di giochi ai minori.
Resta ancora molto da fare invece per gli eSports che negli Stati Uniti sono regolamentati attraverso organizzazioni private come la Electronic Sports League o la Major League Gaming mentre in Europa devono ancora essere riconosciuti e regolamentati. Qualcosa si sta muovendo ancora in Francia e in Germania, mentre in Italia tutto tace. Bisogna dare una scossa, al più presto, anche alla politica, mentre in economia il gaming ha fatto già capire la sua centralità.
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