Quando durante la Gamescom del 2017 Microsoft annunciava di essere al lavoro su Age of Empires IV, a distanza di ben 12 anni dall’ultimo capitolo della serie, non nascondo che un misto di nostalgia, timore ed eccitazioni hanno pervaso il mio spirito da videogiocatore. Non ne faccio nemmeno un segreto che uno dei miei primi giochi su PC sia stato proprio Age of Empires, più specificamente nella versione demo inclusa sul CD di installazione di Combat Flight Simulator, altro titolo di Microsoft Games Studios che ci vedeva alle prese con scenari di combattimento aereo del teatro europeo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Avevo solo 8 anni quando ho capito che gli strategici in tempo reale (RTS, per gli amici) avrebbero occupato sempre un posto fisso nel mio cuore, con un amore che si è esteso al secondo capitolo della serie (Age of Empires II: The Age of Kings) solo un paio di anni più tardi e, collateralmente, a Rise of Nations, sempre di casa Microsoft, che invece adottava un approccio ad epoche dall’Età della pietra a quella dell’Informazione.
Nel 2005, però, la disgrazia: esce sul mercato Age of Empires III: The Age of Discovery, che sposta l’attenzione, dal punto di vista temporale, al periodo della colonizzazione europea delle Americhe, ed integra nuovi elementi di gameplay che sebbene la critica abbia reputato innovativi e unici nel loro genere, allontanavano inevitabilmente la saga dalle origini su cui era fondata, ovvero uno stile di gioco intuitivo e semplice da padroneggiare insieme a requisiti hardware che permettevano ai titoli precedenti di girare alla massima fluidità anche su sistemi non recenti.
Merita ovviamente un discorso a parte Age of Mythology, titolo che si interpone tra il secondo ed il terzo capitolo della saga di AOE introducendo meccaniche di gioco ispirate ai poteri soprannaturali delle divinità della mitologia Greca, Egizia e Norrena, con la capacità di evocare cataclismi e catastrofi “naturali” per distruggere gli avversari o benedire i raccolti e le terre alleate per migliorare la produzione di risorse. Non rappresenta un fattore meno importante anche l’introduzione per la prima volta di grafica tridimensionale, visto che in Age of Empires I e II ci trovavamo di fronte a giochi bidimensionali a vista isometrica.
Tanti cambiamenti, insomma, che hanno convinto Microsoft a chiamare il gioco con un nome diverso da quelli adottati fino ad allora, a sottolineare il netto distacco con l’esperienza di gioco dei titoli precedenti.
Dopo la pubblicazione nel 2010 di Halo Wars, ultimo titolo di Ensemble Studios, software house responsabile dello sviluppo dei quattro titoli “Age of” e delle relative espansioni pubblicati fino a quel momento, viene liquidata da Microsoft per motivi economici, portando alla scomparsa di una delle aziende che ha accompagnato l’alba del videogaming su PC e ne ha visto i primi fasti.
Quando infatti durante Gamescom 2017 Microsoft Game Studios e Relic Entertainment annunciano di essere al lavoro sul nuovo capitolo della saga, la nostalgia di leggere un nome a me tanto caro, unita al timore che qualcun altro, dopo Ensemble, prendesse le redini di AOE e all’eccitazione per un nuovo titolo della serie hanno suscitato in me, così come in tanti altri milioni di videogiocatori, un senso di confusa felicità mista a tanta impazienza per Age of Empires IV.
Il gioco, che negli anni ha subito tutta una serie di rinvii, è stato finalmente lanciato il 28 Ottobre scorso, con un’accoglienza abbastanza positiva della critica e degli utenti.
Io, però, rimango fortemente insoddisfatto dal nuovo gioco strategico in tempo reale di Microsoft.
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