Introduzione–>
Era il 2011 quando vidi The Binding of Isaac durante I saldi invernali di Steam. Spesso mi faccio problemi anche a spendere pochi euro, e quella fu una di tali occasioni: mi chiedevo se quell’euro e poco più sarebbe valso o se avrebbe solo aumentato il numero di giochi in libreria. Col senno di poi, più 300 ore di gioco per ottenere il Platinum God, ovvero completare il gioco al 100%, mi hanno fatto capire che fu uno degli acquisti più meritati della mia collezione videoludica.
Quando sono venuto a sapere che ne sarebbe stato fatto un remake, intitolato The Binding of Isaac Rebirth, sia per PC, Mac, Linux che per PlayStation 4 e PlayStation Vita, che avrebbe esteso oltre il titolo originale, non ci ho pensato due volte: pre-order e appena disponibile mi sono messo sotto a gustarmi questo capolavoro del mercato indie. Dopo quasi 100 ore di gioco, possiamo passare a descrivere questo titolo sviluppato da Nicalis, dietro a cui c’è niente meno che Edmund McMillen, già ideatore di titoli indie di successo come Super Meat Boy e Time Fcuk!.
Trama: And he threw himself into the unknown dephts below…–>
Isaac è un bambino normale, che ama giocare con i suoi giocattoli e disegnare e che vive in una casa sulla collina insieme alla madre, fervente cristiana. La sua vita è tranquilla, ma cambia drasticamente nel giorno in cui sua madre sente la voce di Dio: egli la avverte che l’anima di Isaac è corrotta, e che quindi devono essergli tolte tutto ciò che è peccaminoso. Nonostante Isaac sia privato dei suoi giocattoli e dei suoi vestiti, ciò pare non essere sufficiente: per isolarlo dal male del mondo, la madre lo rinchiude nella sua camera. A Dio però non basta come segno di fede: ricalcando la richiesta fatta ad Abramo, egli ordina alla madre di sacrificare Isaac nel suo nome, richiesta immediatamente accolta. Preso un coltello dalla cucina, la madre si dirige verso la camera di Isaac, il quale, vedendola arrivare da una crepa nella porta, si dispera, e cercando una via di fuga scopre una botola sotto al tappeto: non appena sua madre irrompe nella stanza, Isaac non ci pensa due volte e apre la botola, gettandosi nelle sconosciute profondità che essa celava…
The Binding of Isaac Rebirth accompagna Isaac in uno spaventoso viaggio nel seminterrato di casa e oltre, dove gli ambienti e gli incontri si faranno via via più mistici e simbolici. Pur non esistendo una vera trama, salvo l’introduzione e il primo finale, una certa storyline è lasciata alla deduzione e interpretazione del giocatore: i tasselli di questo puzzle si nasconderanno negli oggetti che si potranno trovare nel corso dell’avventura, nei diversi finali, nei boss, e raramente sarà facile collegare questi elementi, tanto che esistono diverse teorie su quella che potrebbe essere la trama nella mente di McMillen. In ogni caso, è parere comune che ogni partita rappresenti in un certo senso il viaggio spirituale di Isaac: è ricorrente infatti moltissima simbologia biblica, cristiana, satanica o comunque religiosa, affiancata da riferimenti più o meno sottili e ironici ad altri videogiochi od opere.
Sarà quindi compito del giocatore decidere se far cadere Isaac nella tentazione di un patto col diavolo o portarlo all’illuminazione…
Gameplay: Semplice? Non proprio–>
The Binding of Isaac Rebirth si presenta come la sua precedente versione: 2D con visuale dall’alto, con l’obiettivo di procedere per piani labirintici, senza la possibilità di tornare indietro dopo essersi buttati all’interno della botola che porta al livello successivo; in poche parole, action RPG con elementi rogue-like. Ad ostacolare Isaac ci sarà un’enorme moltitudine di creature, che andranno dalla semplice mosca ad un essere demoniaco; l’unica arma a disposizione di Isaac saranno solo le proprie lacrime. Oppure no?
Ogni partita sarà fondamentalmente diversa in quanto i livelli saranno generati casualmente, e il segreto di una buona run risiederà nel trovare e raccogliere gli oggetti giusti: questi potranno essere attivi o passivi, e i loro effetti, affiancati a quelli dei tarocchi e delle pillole che si potranno utilizzare, si sovrapporranno nella maggior parte dei casi, creando effetti controproducenti o devastanti sinergie a seconda dei casi. Ulteriori oggetti si sbloccheranno giocando o completando delle Challenge, ovvero delle partite con regole o set di oggetti particolari e a tema. Per i più esperti, inoltre, è stata introdotta la separazione fra una Normal Mode e una Hard Mode, includendo così anche degli achievement ottenibili soltanto con quest’ultima.
Gli oggetti si potranno trovare in diverse maniere: in apposite stanze del tesoro, nei negozi, sconfiggendo un boss, in particolari stanze speciali, o addirittura facendo dei veri e propri patti col diavolo. State tranquilli, c’è l’imbarazzo della scelta e della varietà: ci sono ben 343 oggetti dagli effetti più disparati, di cui grandissima parte andrà sbloccata raggiungendo gli obiettivi. Non solo, oltre a questi sarà necessario avere una buona fornitura di chiavi, bombe e centesimi per poter accedere ad ogni cosa utile che si può trovare nell’avventura di Isaac. Molto spesso ci troveremo a dover fare delle scelte, magari avendo a disposizione un’unica chiave o poca salute.
A riguardo di quest’ultima c’è stato un piccolo cambiamento rispetto al gioco originale: mentre in esso era possibile avere una quantità di cuori anche superiore (e quindi infinita) rispetto a quelli visibili, in Rebirth il massimo numero di cuori di ogni tipo è 12. Si aggiungono inoltre dei nuovi cuori, i Black Hearts, di base uguali ai Soul Hearts, che aggiungono però un danno a tutti i nemici presenti quando vengono eliminati.
Ulteriore varietà è data dalla possibilità di giocare nei panni di diversi personaggi, tutti dal nome biblico e dalle diverse statistiche e/o oggetti di partenza: per citarne alcuni, Isaac, Magdalene, Cain, Judas,.. Ai personaggi del titolo originale se ne aggiungono quattro: Lazarus, identico ad Isaac, salvo la possibilità di resuscitare come Revived Lazarus (chiaro riferimento al miracolo di Lazzaro) e una pillola blu posseduta alla partenza; Azazel, una creatura demoniaca in grado di volare e che sostituisce alle lacrime una versione a corto raggio dell’oggetto Brimstone, oltre al non possedere cuori rossi, ma solo cuori neri alla partenza; Eden, utilizzabile solo spendendo dei token appositi, del quale sia statistiche che oggetti iniziali saranno completamente random come la sua pettinatura; The Lost, un personaggio segreto e difficilissimo da sbloccare.
Nuovi nemici, boss e oggetti si aggiungono inoltre a quelli di The Binding of Isaac e il gioco si amplia, aggiungendo un nuovissimo e potentissimo boss finale e il parallelo oscuro del livello The Chest, ovvero The Dark Room. Altre novità degne di nota sono alcuni effetti leggermente modificati e/o depotenziati rispetto a prima (A Fetus in a Jar, per citarne uno), l’introduzione di nuove carte speciali, nuove Challenges, la possibilità di avere fino a tre savefile separati e di interrompere una run per riprenderla in un secondo momento, supporto automatico per controller e l’introduzione della co-op locale.
Come ultima nota a riguardo, trovo doveroso dire che di fatto The Binding of Isaac Rebirth non è un gioco facile, specialmente alle prime partite, e rappresenta una bella sfida per qualsiasi giocatore. Ve lo dico dall’alto della mia attuale streak di oltre 200 fallimenti utilizzando The Lost…
Comparto tecnico: Via il Flash, via il dolore–>
Poche brevissime righe vanno dedicate ad un paio di questioni tecniche che chi ha giocato l’originale The Binding of Isaac sicuramente apprezzerà.
In primo luogo, Rebirth non si appoggia più su Flash, di conseguenza tutti i problemi di prestazioni sono stati così risolti. In generale, anche grazie alle animazioni più curate e con un maggior numero di frame, la fluidità del gioco è veramente apprezzabile anche su macchine meno performanti, al contrario del gioco originale.
Oltre ciò, Rebirth presenta delle impostazioni un tantino più ricche, aggiungendo quelle poche cose fondamentali che prima mancavano, come la regolazione dell’audio invece che un semplice switch ON/OFF.
Grafica & Audio: Sulla vecchia scia, più o meno–>
La semplicità nell’approccio di The Binding of Isaac Rebirth è uno dei suoi punti di forza, e ciò si rispecchia anche nella grafica: semplice 2D, un po’ pixelloso (ma l’effetto può essere notevolmente ridotto applicando un filtro nelle impostazioni) ma non per questo minimale. Seppur molto immediato, nel gioco c’è una certa cura nei dettagli, dal frammento di roccia, all’effetto speciale, alla lacrima che si infrange contro una parete, il tutto sposato perfettamente con l’enorme fluidità dell’insieme.
Il design dei personaggi, dei nemici e degli oggetti è oltretutto decisamente azzeccato in questa ambientazione semiseria che viene proposta: si va dal mostro disgustoso, a quello più mistico e terrificante, e a delle creature come Loki, demoniaco ma allo stesso tempo incredibilmente caruccio. Alcuni potrebbero storcere il naso di fronte a questa nuova veste, abituato alla grafica ben definita dell’originale, ma potete stare tranquilli: è solo questione di abitudine, dopo un po’ di tempo proverete quasi orrore a ritornare sulla vecchia versione.
Unica nota dolente è forse l’audio. Sebbene tutti gli effetti sonori siano eccellenti, una pecca sono le soundtrack: per quanto belle e ben fatte, deludono l’aspettativa rispetto al titolo originale. Se in The Binding of Isaac si avevano le soundtrack perfette per ogni situazione, memorabili, mistiche e magiche quando ce n’era bisogno, incalzanti nel momento giusto, tranquille e rilassanti per un attimo di stacco, in The Binding of Isaac Rebirth troviamo soundtrack più aggressive, che a volte potrebbe risultare addirittura fastidiose per certe persone, una colonna sonora che difficilmente, credo, si vorrà riascoltare separatamente come nella precedente versione. Insomma, una bella delusione per quelli che si aspettavano un nuovo arrangiamento di “Sacrificial” o “My Innermost Apocalypse”…
Screenshots–>
Commento finale–>
C’è poco da dire: The Binding of Isaac Rebirth si riconferma un capolavoro dell’indie gaming e una pietra miliare nel suo genere. Prendendo il gioco originale, risolvendo i problemi, cambiandone la veste ed espandendolo Nicalis ha tirato fuori dal cilindro un remake fantastico, difficilmente vi annoierete. La longevità, è assicurato, non sarà un problema: già ho personalmente dovuto impiegare più di 300 ore di gioco per completare al 100% The Binding of Isaac, e finora Rebirth non è da meno, avendo già superato le 100 ore al momento della scrittura di questa recensione; complici gli achievement, che sono ben 178, contro gli 84 della versione originale.
Alla luce di ciò, sorvolando sulla questione colonna sonora, The Binding of Isaac Rebirth vince il nostro ambito Gaming Diamond Award!
Un saluto dal vostro Askie e dalla redazione di ReHWolution. A presto!
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La recensione
The Binding of Isaac Rebirth
Remake di un titolo già capolavoro dell'indie gaming, The Binding of Isaac Rebirth espande e dà una nuova veste al viaggio di Isaac nelle profondità della terra. Nuovi oggetti, nuovi boss, nuovi nemici per un'esperienza completamente rinnovata.
Pro
- Gioco complesso, ma molto divertente
- Grandissima varietà di oggetti e combinazioni
- Ha la fluidità che mancava alla precedente versione
- Rigiocabilità quasi infinita
- Co-op locale
Contro
- Per certi versi potrebbe risultare snervante
- Le soundtrack deludono le aspettative dei fan della precedente versione
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