Può sembrare una storia bizzarra, ma quella che ha per protagonista l’exchange canadese di cryptomoneta QuadrigaCX, attivo dal 2014, è un fatto reale accaduto il mese scorso. Il fondatore Gerald Cotten, da tempo malato del morbo di Crohn, è deceduto all’età di 30 anni durante un viaggio. E insieme a lui è andata persa anche la password che serve per accedere ai conti.
Si tratta di un patrimonio di 190 milioni di dollari in criptovalute, equivalenti a circa 166 milioni di euro bloccati letteralmente, poiché nessuno, a parte il defunto, è a conoscenza della password d’accesso.
Da giorni, un gruppo di tecnici hanno provato a lavorare sul laptop di Cotten per cercare di accedervi. I tentativi, ha spiegato la vedova di Cotten, Jennifer Robertson, sono risultati vani in quanto tutti i dati sono protetti da crittografia.
Solo una parte del capitale (la cui percentuale non è resa nota) è depositata all‘interno di hot wallet di facile accesso tramite internet. Risulta impossibile l‘accesso ai cold wallet attraverso cui si possono movimentare fondi e quindi la gestione del capitale aziendale, tanto che lo stesso mercato online è stato bloccato ed è momentaneamente offline.
Sembrerebbe che tale vicenda sia stata studiata a tavolino, uno stratagemma per svincolarsi dai suoi oneri, a detta di molti, anche dai diretti interessanti, ovvero i proprietari delle crypto.
Cotten infatti non era soltanto il fondatore di QuadrigaCX, ma ne era anche il solo gestore, tanto che qualsiasi operazione veniva effettuata dal suo computer personale.
Un’udienza per bancarotta, presso la Corte Suprema della Nuova Scozia, è fissata per oggi, 5 febbraio, anche se la maggior parte degli esperti pensano che il denaro in queste condizioni sia davvero irrecuperabile.
Il consiglio di amministrazione di QuadrigaCX ha sottolineato, in una nota pubblicata sul sito ufficiale, che gli impegni profusi nelle passate settimane per “localizzare e assicurare le significative riserve di cryptomoneta” gli sforzi “non hanno avuto successo“.
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