Introduzione: Creative Labs–>
Che Creative sia l’azienda che ha creato l’idea di Soundcard come la conosciamo oggi, questo è indiscutibile. Se poi pensiamo a come negli anni l’azienda abbia allargato il proprio cerchio di competenze a tante altre tipologie di prodotti (ad oggi, l’azienda produce periferiche da gaming, speaker e webcam, oltre alle “classiche” schede audio), è impossibile non definire il brand come forse uno dei marchi più rinomati nel mondo dell’informatica, e questo senza peccare di lecchinismo: ci limitiamo solo a riportare i fatti.
L’ultima recensione targata Creative ci ha visto alle prese con uno speaker Bluetooth dal prezzo competitivo e dalle prestazioni elevate, il Creative Muvo 2 (di cui potete leggere la nostra review QUI). Oggi, ancora una volta, recensiamo un ulteriore speaker Bluetooth, anche se definirlo “semplicemente” tale è un eufemismo bello e buono. Se con il Creative Muvo 2 abbiamo recensito, per così dire, la “Ford Focus” degli speaker bluetooth, con la review di oggi andremo a mettere sotto torchio quello che può forse considerarsi come la Lamborghini Aventador, in questo settore.
Permetteteci di presentarvi il Creative iRoar.
Specifiche tecniche: Creative iRoar Bluetooth Speaker–>
Di seguito le specifiche tecniche del Creative iRoar Bluetooth Speaker, per ulteriori informazioni visitate il sito del produttore (Creative):
Facendo parte della famiglia Roar (di cui abbiamo recensito il Roar 2 alcuni mesi fa, QUI la recensione), il formato “mattone” viene mantenuto, con dimensioni però particolarmente più generose rispetto al modello da noi testato precedentemente. L’iRoar infatti presenta una larghezza di 225 millimetri, un’altezza di 57 millimetri ed una profondità di 120 millimetri, configurandosi come uno speaker abbastanza “ingombrante”.
Tale caratteristica, che in un primo momento potrebbe far pensare che il dispositivo sia pesante, in realtà porta soltanto ad un maggiore spazio per driver più numerosi e di dimensioni più generose: l’iRoar ha infatti al suo interno ben 5 driver (3 attivi e due passivi), collegati a due amplificatori (uno per i canali destro e sinistro ed uno per il subwoofer) che vengono gestiti, infine, da un chip SB-AXX1, lo stesso che troviamo all’interno delle SoundBlaster E5 e G5, da noi entrambe recensite in precedenza.
Tenete bene a mente questa caratteristica, soprattutto quando parleremo, più avanti, del prezzo.
La parte superiore è dotata di una “striscia” lucida che incorpora un tasto fisico per l’accensione ed il pairing, insieme ad una serie di tasti touch capacitivi che ne regolano le varie funzioni:
Come vedete dalla GIF, vi sono anche controlli per le chiamate ed il muting del microfono: continuando infatti la tradizione dei dispositivi Roar, l’iRoar funge anche, all’occorrenza, da sistema vivavoce, con un array di due microfoni che sono dotati della tecnologia Mic Beam, grazie alla quale lo speaker riesce ad indirizzare la cattura della voce in una particolare direzione, non catturando quindi il rumore circostante e fornendo, in linea di massima, un’esperienza comunicativa migliore.
Continuando con le funzioni “extra”, l’iRoar permette di registrare tracce vocali a patto di utilizzare una microSD o una microSDHC fino a 32GB (ci ha deluso il fatto che non siano supportate le microSDXC, sempre più comuni ed economiche). Dalla stessa MicroSD è inoltre possibile riprodurre file audio MP3, AAC e WAV (questi ultimi raramente supportati se non su dispositivi di fascia alta), con un selettore sul retro dello speaker per la riproduzione “random” o ripetendo in ordine tutte le canzoni presenti sulla memory card.
Ancora, sono presenti, oltre al connettore di alimentazione e la porta Micro USB (per il collegamento al PC, da cui a differenza degli altri esponenti della lineup non usufruisce di ricarica), una porta AUX-IN preamplificata per il collegamento via cavo jack ed una porta SPDIF/In ottica, con cui collegare l’iRoar a console o TV di ultima generazione.
Come se non bastasse, la batteria onboard di ben 9000 mAh funge anche, all’occorrenza, da Powerbank per il proprio smartphone, consentendo di ricaricare un dispositivo magari mentre lo utilizzate in abbinamento all’iRoar stesso tramite la porta USB Type-A, che eroga 1.5A per una ricarica rapida. Grazie a tale batteria, lo speaker ha, secondo quanto dichiarato dall’azienda, un’autonomia di circa 20 ore di riproduzione continua.
Inoltre, il dispositivo fa uso della tecnologia NFC (Near-Field Communication) per effettuare il pairing con dispositivi compatibili semplicemente avvicinando uno smartphone sul driver centrale, rendendo la procedura di collegamento ancora più rapida ed immediata.
È possibile poi utilizzare l’iRoar, se abbinato all’iRoar Mic, come sistema di PA (public address) per conferenze e situazioni in cui è necessario comunicare con un pubblico vasto.
Concludono, infine, la dotazione la possibilità di collegare due unità iRoar insieme per creare un sistema stereo (anche se visto il prezzo particolarmente “premium” dubito qualcuno utilizzerà tale feature) e la presenza, sul fondo dello speaker, una base in legno (che migliora enormemente la resa dei bassi) ed una porta di espansione docking tramite la quale è possibile abbinare l’iRoar ad alcuni moduli per aumentarne le funzionalità: per il momento, è disponibile soltanto il modulo subwoofer (iRoar Rock), che funge anche da base di ricarica; per le caratteristiche di questo modulo vi rimandiamo al sito ufficiale QUI.
App Android e impressioni di utilizzo–>
Di seguito trovate una serie di screenshot dell’app iRoar Dashboard, con cui è possibile gestire tutti i parametri dell’iRoar. Gli screenshot sono abbastanza chiari e non richiedono spiegazioni; badate bene che l’app è disponibile in Italiano, ma utilizzando la lingua Inglese sul mio S7 Edge (recensito QUI) ovviamente l’app si adatta alla lingua di sistema:
Impressioni di utilizzo
Come da nostra tradizione con gli speaker, abbiamo testato l’iRoar utilizzandolo con musica e film.
Musica
Tranne che per Ocean di John Butler (dell’omonimo Trio), questa volta abbiamo cambiato la “lineup” di tracce, passando al CD dell’ultimo album dei MetallicA, band iconica che dagli anni 80 ad oggi si è affermata come la band heavy metal più famosa di tutti i tempi, e a Shadowtask di PYLOT, brano recentemente pubblicato sotto l’etichetta Monstercat in un EP che si ispira agli anni ’80 e alle tracce synthwave classiche.
Con la prima canzone (Spit out the bone – MetallicA), l’iRoar ha forse dato il meglio di sé: la traccia, oltre ad essere velocissima, presenta svariati assoli, tra cui uno con basso in distorsione, tutti veloci e che spaziano dalle note più basse della tastiera della chitarra fino a quelle più alte della prima corda. I bassi sono pieni e le frequenze medie esaltate dalla configurazione a 5 driver permette di avere un suono pulito e ben definito; i treble riprodotti dai due driver stereo invece consentono alle vocals di essere riprodotte in tutta la loro “potenza”, con James Hetfield che ruggisce, un vero e proprio ritorno agli albori, per la band di San Rafael.
Rallentando enormemente i toni, passiamo alla seconda traccia (Ocean – John Butler), che è caratterizzata da volumi e dinamiche decisamente più “contenute” rispetto alla precedente. In questo brano, John Butler suona in studio Ocean, riregistrandola a 14 anni dal lancio di John Butler, primo album dell’omonimo trio. La sua chitarra a 11 corde risuona perfettamente, e sebbene non ci siano tantissimi bassi (dove l’iRoar brilla particolarmente), la riproduzione è cristallina. Tra l’altro, impostando la modalità Audiophile Bliss dall’app iRoar Dashboard, è possibile godere di un’equalizzazione perfetta, senza dare importanza ad un range di frequenze piuttosto che ad un altro: con tale modalità, ci si avvicina enormemente ad un profilo simile a quello di casse monitor, utilizzate per la creazione e l’editing di musica. In questo modo, sarà possibile rivivere un’esperienza identica a ciò che l’artista ha voluto comunicare.
Concludiamo con una traccia ancora veloce, come la prima, ma di genere totalmente diverso (Shadowtask – PYLOT), ovvero il Synthwave. Traendo spunto dal fenomeno Synth che ha invaso e pervaso gli anni ’80, con questa traccia PYLOT conclude il suo EP (omonimo, Shadowtask) pubblicato sotto Monstercat, etichetta discografica canadese famosa per le sue release nel mondo EDM. I sintetizzatori, i bassi “prepotenti” e le voci con flanger e miriadi di effetti trovano il giusto posto tra i driver dell’iRoar, dove il volume massimo dello speaker (e credetemi, è davvero altissimo, tanto da intrattenere anche i vicini) viene sfruttato totalmente senza alcuna distorsione, complice il fatto che oltre ad avere ben 5 driver, l’iRoar dispone di un DSP proprio, l’AXX1 che ritroviamo su alcune delle più recenti schede audio di Creative.
Film
Come forse già saprete, con ogni dispositivo audio effettuiamo test anche con film (rigorosamente in Blu-Ray) per capire come si comportano con una vasta gamma di situazioni: si passa dai dialoghi alle colonne sonore alle sparatorie agli inseguimenti. Lo scenario ideale per coprire tutte le frequenze e capire le vere potenzialità dello speaker o delle cuffie di turno.
Stavolta, la collezione dei film di 007 di Daniel Craig ha trovato posto nel lettore Blu-Ray. Si passa da Casino Royale a Spectre, senza saltare ovviamente Quantum of Solace e Skyfall. Tralasciando il fatto che tra le tante bondgirl figurano Eva Green (bellezza assoluta) e Monica Bellucci (MILF bellezza nostrana), già le sole colonne sonore fanno capire come ci si trovi di fronte a veri e propri capolavori: Writing’s on the wall di Sam Smith ha infatti vinto l’Oscar come miglior canzone originale, ad esempio. Figurano ancora Chris Cornell (frontman degli Audioslave e dei Soundgarden), Alicia Keys e Jack White (per Quantum of Solace) e ovviamente l’intramontabile Adele per Skyfall, con il brano omonimo.
Oltre alle tracce epiche che caratterizzano questa saga, le varie sparatorie, i dialoghi, gli inseguimenti (come quello tra Dave Bautista e Daniel Craig in due supercar tra i vicoli di Roma), le scene a toni bassi (quelle in cui Bond seduce chiunque, insomma): tutto è riprodotto perfettamente dall’iRoar, e nulla è lasciato al caso. Ogni dettaglio, ogni frequenza è coperta nel migliore dei modi.
Considerazioni finali–>
[conclusione][titolo]Resa sonora e features[/titolo]
Inutile dire che la resa sonora è la migliore che ci si possa aspettare da uno speaker bluetooth: l’iRoar di Creative è la “Lamborghini Aventador” delle casse wireless, e la grandissima pletora di funzionalità “extra” di cui dispone (di cui vi abbiamo parlato nella pagina delle specifiche tecniche) non fa altro che avvalorare tale opinione. Bassi pieni, medi corposi e alti cristallini: i 5 driver fanno il loro sporchissimo lavoro in maniera eccellente, con un volume massimo di riproduzione altissimo che però non viene distorto, grazie al doppio amplificatore e al DSP (un Sound Blaster AXX1) presente all’interno dell’iRoar.
[voto=”10″][/conclusione]
[conclusione][titolo]Ergonomia[/titolo]
Sebbene le dimensioni dello speaker siano generose, non essendo un altoparlante “da esterno” o che inquadra chi è sempre in movimento la cosa non dovrebbe preoccupare più di tanto. Se poi pensiamo al fatto che, grazie al set di connessioni e alla potenza, è indicato per living rooms, ambienti dove l’intrattenimento la fa da padrone e via discorrendo, considerando inoltre il fatto che le dimensioni maggiori sono dovute ad un numero di driver superiore a proposte della concorrenza, allora si “dormono sonni tranquilli”. L’autonomia dichiarata è di 20 ore, ma mantenendo il volume sempre su livelli particolarmente alti (tra 15 e 20, dove 20 è il massimo) essa si è attestata intorno alle 14 ore. Facile pensare che a volumi inferiori l’autonomia combaci con quella che Creative dichiara.
[voto=”10″][/conclusione]
[conclusione][titolo]Prezzo[/titolo]
Ed ecco il tallone di Achille del Creative iRoar: il prezzo. Per portarvi a casa l’iRoar, infatti, dovrete sborsare l’esorbitante cifra di 400€ (potete acquistarlo QUI, se siete disposti ad avere il meglio), prezzo che è quasi totalmente giustificato dalla qualità dei materiali, dalla resa sonora e dalle tante funzioni di cui dispone lo speaker, ma senza esagerare, è possibile portarsi a casa un sistema Home Theater per la stessa cifra. Insomma, vi consiglio caldamente di provare l’unità: è l’unica cosa che posso dirvi per farvi capire quanto questo altoparlante meriti.
Vi invitiamo sempre ad acquistare presso i rivenditori ufficiali Creative, in quanto pur presentando un prezzo superiore ai VAT Player (coloro che evadono l’IVA tramite meccanismi al limite della legalità), forniscono supporto post-vendita/RMA, cosa che suddetti rivenditori non ufficiali non garantiscono.
[voto=”7″][/conclusione]
Il Creative iRoar è uno speaker Bluetooth che occupa una categoria tutta sua, sia per la qualità audio che per il costo, particolarmente alto. Definirlo la “Lamborghini Aventador” non è un’esagerazione: la potenza è tantissima, ma il prezzo da pagare è forse troppo elevato. Per questo, non possiamo dare il massimo dei voti, e chiediamo scusa a Creative perché per il suo iRoar dovrà accontentarsi di un misero, spregevole Hardware Platinum Award (siamo ovviamente sarcastici, l’iRoar merita – e costa- tantissimo):
Ringraziamo Creative e Star2Com per averci inviato il sample.
Per oggi è tutto, seguiteci sui nostri social network:
Un saluto dal vostro Ciro, alla prossima!
La recensione
Creative iRoar Bluetooth NFC Speaker
Il Creative iRoar è uno speaker Bluetooth che occupa una categoria tutta sua, sia per la qualità audio che per il costo, particolarmente alto.
Pro
- Qualità audio impareggiabile
- Ben 5 driver, 3 attivi e due passivi, guidati da due amplificatori
- DSP SoundBlaster AXX1 integrato
- L'app iRoar Dashboard permette di personalizzare EQ, effetti e tutti i parametri dello speaker
Contro
- Prezzo proibitivo
Creative iRoar Bluetooth NFC Speaker Prezzi
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